Giuseppe Calonaci
Giuseppe Calonaci nasce a Poggibonsi (Siena) nel 1931, frequenta una Scuola d’arte a Poggibonsi, Piccola Accademia del dopoguerra, con i professori Lionello Bonamici (pittore francese), Pilade Moni, Silvano Bozzolini, Otello Chiti (premio Biennale 1932).
Successivamente a Firenze, con l’“Astrattismo classico”, partecipa alle operazioni culturali del periodo con le Avanguardie Fiorentine alle Gallerie Numero di Fiamma Vigo, a Firenze, Venezia, Roma. Espone al “Giorno” di Milano, con “D’Ars Agency”, a cura di Vittoria Palazzo; alla Reggia di Caserta, a cura di Flavio Quarantotto; alla Galleria Giraldi di Livorno; alla 2B di Bergamo; al Grattacielo Pagani di Milano e, contemporaneamente, presenta le sculture al Parco di Castellanza; in occasione della Biennale di Venezia, presso la Scuola Grande di San Teodoro (a cura della Galleria Numero); al Foro Carolino del Vanvitelli di Napoli, a cura di Flavio Quarantotto.
Già nel 1953, Calonaci dà vita alla “SIVA”, una fabbrica di opere smaltate per la diffusione dell’arte nel sociale dove, in collaborazione con una ventina di artisti, produce opere su acciaio, con smalti cotti a 900°. A proposito dell’arte nel sociale, Andrè Blok scrisse nel ‘55 un importante testo sul tema nella rivista Architecture d'Aujourd'hui.
Tra gli eventi ed esposizioni personali del Calonaci, si ricordano: la Herr Chambliss Fin’ Art di Hot Spring, in Arkansas, dove riceve l’onorificenza di Ambasciatore onorario, firmata Bill Clinton; la “Porta della pace” (bronzo cm. 320x310), Poggibonsi; la “Cattedrale della luce”, edificio in calcestruzzo (alt. 18 metri, base 35) a Barberino Val d’ Elsa (Firenze).
In Giappone, la Maeda Environmental Art acquisisce dipinti e bronzi del Calonaci per l’esposizione a Tokyo (catalogo in giapponese; su “Maeda New”, vol. 67, in copertina la “Pala della memoria”, bronzo, pietra e acciaio alta 12 metri); successivamente espone alla Biot Co Art Gallery Tokio. A Siena, espone al Santa Maria della Scala, a cura di Omar Calabrese. A Firenze è insignito Accademico dell’Accademia delle Arti del Disegno dal Presidente Francesco Adorno.
A Roma, Calonaci espone al Palazzo delle esposizioni e, all’Archivio Centrale dello Stato (EUR), partecipa a “Come l’ombra”, convegno d’arte per Marguerite Yourcenar, tra gli altri Arnaldo Pomodoro, Joseph Beus, Bertina Lopez, a cura di Claudio Crescentini.
A Firenze presenta “Citta Verticali” a Palazzo Pitti, Giardino di Boboli e all’Accademia delle Arti del Disegno, a cura di Enrico Crispolti, Corrado Marsan, Nicola Micieli, testi in catalogo di Luigi Zangheri e Cristina Acidini.
Sempre a Firenze Calonaci è insignito dall’Accademia Internazionale le Muse “Accademico nel nome di Erato”. Tra gli insigniti: Henry Moor, Marc Chagall, Emilio Greco, Giacomo Manzù, Giò Pomodoro, Fernando Botero, Jean Michel Folon, Giuliano Vangi.
Molti sono gli Happening nel mondo, si ricordano: “Stelle nel deserto”, 1995, Palmira (Siria); “Immigrazioni 3”, 2001, Anghòr (Cambogia), “Immigrazioni 4”, 2002, Leptis Magna(Libia).
Nel 2015, a Poggibonsi Calonaci presenta al polo espositivo H-B PARETE OCCUPATA / ASTRATTO CONCRETO, a cura di Enrico Crispolti, Marco Meneguzzo, Nicola Micieli, e Corrado Marsan. Nel 2016 espone a Prato, a Villa Medici, La Ferdinanda, a cura di Nicola Micieli.
A partire dagli anni 2000, Calonaci lavora al progetto di PARETE OCCUPATA / ASTRATTO CONCRETO. L’opera entra nella parete e la occupa. In alcuni casi, la parete entra nell’opera e diventa Forma. Nella sua evoluzione, l’opera assume un nuovo concetto e diventa luogo, come in “Borgata d’Europa”, “Borgata d’Oriente”, “Borgata d’Italia”. Nell’opera del Calonaci si fondono contemporaneamente Arte-Architettura-Tecnologia.
Secondo Calonaci, l’opera è un insieme di forme e di colori. Se questa è perfetta e tutti i rapporti sono giusti, il “riguardante” avrà una sensazione di certezza, una stabilità di consenso, una sensazione di equilibrio calcolato durante l’azione creativa e che il Calonaci ci regala. C’è la volontà interiore dell’artista di proporre un’immagine delegata con lucidità a rappresentare la sua volontà politica e intellettuale, nel periodo storico che la determina e al quale la destina.
A conclusione di un testo:
Nicola Micieli su Parete occupata scrive: ... «nella corrispondenza analogica delle variabili formali, rispecchi, come un frattale, un’ipotesi possibile della struttura dell’intero universo».
Marco Meneguzzo su Parete occupata scrive: … «lo spazio visivamente e concettualmente occupato dall’opera, che va ben oltre i confini dell’opera, per occupare lo spazio della parete che, isolando percettivamente l’opera dal resto dello spazio, proprio per questo entra a farne parte».
Enrico Crispolti su Parete occupata, scrive: ... «giacché il costrutto formale-compositivo che caratterizza questi suoi dipinti potrà emergere da un campo ben più ampio ambientalmente dunque connesso. E, si potrebbe dire, offrendo al costrutto formale nuove responsabilità comunicative».
Tratto da:
# - CALONACI, Le Macchine del Sole, a cura di Nicola Micieli, introduzione di Enrico Crispolti,
Lalli Editore, Poggibonsi, 1991
# - CALONACI, Dalla Forma pura alla contaminazione iconica, Alsaba Edizioni, Siena 2004
# - CALONACI, Città Verticali, a cura di Enrico Crispolti, Corrado Marsan, Nicola Micieli,
Bandecchi&Vivaldi Editori, Pontedera 2009
# - CALONACI, ASTRATTO-CONCRETO, PARETE OCCUPATA, a cura di Enrico Crispolti, Marco Meneguzzo,
Nicola Micieli, Bandecchi&Vivaldi Editori, Pontedera 2015